La responsabilità individuale è fondamentale, ma oggi sono a disposizione anche soluzioni di security in grado di garantire che ad accedere a luoghi ad alta frequentazione siano soltanto persone note, con temperatura corporea normale e con la mascherina sul volto, offrendo un’opportunità in più per confidare in una “nuova normalità” più sicura.
Fino a prima della crisi sanitaria molti dispositivi di controllo accessi si servivano della lettura dell’impronta digitale e di quella del volto: abolite le interfacce touch per ragioni igieniche, con la lettura del volto impedita dall’uso delle mascherine, la situazione attuale richiede strategie differenti.
Tra le soluzioni messe in campo ci sono così, oggi, sistemi biometrici che riconoscono l’utente attraverso l’iride. Si tratta di un metodo che evita il contatto fisico con un’interfaccia e consente all’utente di non dover scoprire il volto se sta indossando la mascherina.
Pensata soprattutto per gli ambiti ospedalieri o dove maggiore è il rischio di contagio, il sistema lanciato da iAccess, identifica le persone attraverso una doppia telecamera motorizzata, che consente il riconoscimento dell'Iride, fino a una distanza di circa 1 metro.
Nel caso la persona che vuole accedere sia nota al sistema – per esempio il dipendente di un’azienda - ma presenti una temperatura superiore ai 37,5 gradi oppure non stia indossando la mascherina, il sistema la blocca e la avvisa che è necessario indossare il DPI sul volto.
Nella speranza che il momento di emergenza rientri presto ovunque, sicuramente l’utilizzo delle tecnologie sperimentato in questo periodo permetterà la costruzione di nuovi standard di sicurezza utili anche al di là del rischio di infezione da Covid, con prospettive migliori per la tutela di tutti, ovunque.
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