La svolta green nel campo del costruito è il tema del momento e lo sarà per molti decenni a venire, andando a costituire uno dei settori economici a maggior probabilità di forte crescita nel medio lungo periodo. Probabilmente è questa la più evidente constatazione condivisa nei giorni di fiera. Si tratta di una svolta epocale ma già ben radicata, che ha portato in modo piuttosto repentino, anche in virtù della pandemia, a ridisegnare la mission dell’impiantistica avanzata in chiave “smart”, ovvero intelligente.
Se l’intelligenza era applicata fino a poco tempo fa ad applicazioni fascinose, ma in fondo con una ricaduta limitata sulle priorità non solo del singolo, ma della collettività, oggi, infatti, avviene esattamente il contrario e tutto sembra spingere a favore di una imponente conversione green dell’edificato, che è diventata una priorità planetaria.
Non a caso durante SMART BUILDING EXPO si sono rincorse due cifre, con insistenza: il 40% dei consumi energetici a livello europeo sono imputabili agli edifici, i quali sono anche responsabili del 36% delle emissioni di CO2 in atmosfera. A che cosa serva un’impiantistica aggiornata appare la risposta più che scontata alle domande che sorgono da quelle due semplici cifre, di cui, finalmente, tutti sembrano avere consapevolezza.
È proprio in questi ambiti che l’automazione d’edificio e la sua “intelligenza” diventano strategici, e tutte le aziende presenti in fiera hanno offerto visioni e policy aziendali coerenti con queste priorità; specie osservando al patrimonio edilizio italiano ed europeo, costituito per oltre l’80% da edifici costruiti prima del 1970. Se la progettazione del nuovo, infatti, dopo l’entrata a regime il 1° gennaio 2021 della normativa europea sugli edifici NZEB (near zero energy buildings), non può che puntare nella direzione delle cosiddette “passive house”, è proprio nella riqualificazione dell’esistente (e non parliamo solo di edifici d’abitazione) l’intelligenza dell’edificio, ovvero quella capacità autonoma dei nuovi impianti di adattarsi ai mutamenti delle condizioni di utilizzo sfruttando il linguaggio M2M (machine to machine) diventa determinante. E questo a maggior ragione se si guarda alla cosa in una prospettiva di smart city, dove si è da poco aperto il grande tema delle cosiddette “comunità energetiche”.
I risparmi consentiti da un sistema BACS (building automation control system) riguardano tutte le principali fonti di consumo di un edificio, ovvero riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, illuminazione. Una norma UNI (la EN 15232) provvede a classificare gli edifici sulla base della loro dotazione di sistemi di gestione intelligenti, ma la cosa forse più interessante che ci offre è anche una chiara idea sul risparmio collegato alle diverse classi e alle diverse tipologie di consumo. Risparmio che si pone a livelli estremamente elevati, tra il 40 e il 50%, per particolari categorie di edifici (in genere quelle dove si riesce a regolamentare le entrate e le uscite, come negozi e uffici); mentre nel caso di abitazioni ad uso civile la percentuale si riduce, ma tocca comune livelli più che significativi.
Sensoristica avanzata, piattaforme di gestione e controllo, interfacce utente sempre più sofisticate, ma anche sempre più semplici, infrastrutture per la connettività a banda ultra larga e servizi innovativi nativi digitali hanno caratterizzato il merceologico di una fiera che, grazie alla contemporaneità con SICUREZZA e MADE Expo è ora in grado di offrire alle molte migliaia di professionisti che l’hanno vistata una visione sempre più completa sull’evoluzione impiantistica e sulla digitalizzazione del patrimonio edilizio e, nel suo insieme, delle aree urbane.
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