Una televisione senza pace verrebbe da dire, con un salto tecnologico in atto che rischia di sconvolgere il mercato che conoscevamo, ma anche di andare a costituire quella “killer application” che tutti attendevano per allargare il bacino d’utenza della BUL, la banda ultra-larga.
Il mercato del video on demand è, infatti, in crescita esponenziale, spinto dalla massiccia fruizione del lockdown che ha tuttavia avviato processi irreversibili nel cambiamento delle modalità d’utilizzo dell’elettrodomestico più caro agli italiani. Nuove tecnologie, nuovi contenuti e nuovi attori, in primis gli OTT (over the top), come Netflix e Amazon, ma anche come Dazn, che con un colpo di mano ha sottratto al monopolista della tv a pagamento via satellite Sky i preziosissimi diritti sulla Serie A di calcio per il 2021, alleandosi con TIM per la distribuzione.
Una rivoluzione copernicana in atto che a novembre, inevitabilmente, sarà uno dei grandi temi affrontati a SMART BUILDING EXPO, in attesa di sapere se la roadmap disegnata dal MISE per il nuovo switch off sarà o meno rispettata, ovvero se saremo già tutti col nuovo standard di trasmissione o se saremo ancora in attesa di passare alla nuova tecnologia a causa dei ritardi accumulati nella sostituzione del parco TV o nell’acquisto dei nuovi decoder.
Ricordiamo che ad oggi le scadenze confermate sono il 1°settembre 2021, data in cui tutte le trasmissioni nazionali dovrebbero passare, all’unisono e su tutto il territorio nazionale, in codifica MPEG-4 e la decade dal 21 al 30 giugno 2022 quando tutte le trasmissioni digitali terrestri, sempre in tutto il Paese, verranno diffuse soltanto nello standard DVB-T2.
Un passaggio importante, anche perché arriva al termine di un periodo molto particolare, come quello che abbiamo vissuto negli ultimi 18 mesi. Il nuovo standard dovrebbe garantire migliore qualità video e maggiori servizi, ma con un rovescio della medaglia che consiste nella necessità per molti di dover cambiare apparecchio televisivo o dotarsi di un nuovo decoder, in tempi oramai strettissimi.
Se, quindi, allo stato attuale ci si interroga su come colmare questo gap, è certo che si è già aperto un grande cantiere che coinvolge migliaia di tecnici e milioni di utenti. Quasi nessuno ha infatti fatto rilevare che per superare indenni il nuovo switch off può non bastare l’acquisto di un decoder o la sostituzione di un apparecchio televisivo, infatti il mancato ricevimento dei canali potrebbe essere causato dall’errato funzionamento di una parte dell’impianto di ricezione, o ancora da interferenze radio.
Se per l’utente finale questo costituisce sicuramente un problema che presumibilmente vorrà risolvere nel minor tempo possibile, per il comparto costituisce una grande opportunità di business a cui deve farsi trovare pronto, e a novembre, quando si svolgerà la terza edizione di SMART BUILDING EXPO, siamo certi che questo sarà uno dei grandi temi dell’innovazione impiantistica.
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