Dopo l’esordio del 2019, che, in tre giornate fitte di interventi, ha proposto una sorta di scansione delle best practice in materia di innovazione urbana in atto nel nostro Paese, in Fiera a Milano si tornerà quindi a parlare di tecnologie per le città intelligenti.
Nell’immaginare l’evoluzione del progetto, è apparso quasi inevitabile mettere sotto i riflettori un tema emerso con evidenza nel corso del 2020, ovvero l’esigenza che le città, ma anche i territori, operino al fine di rendere possibile un loro rapido adattamento alle modificazioni imposte da eventi estremi (come il Covid- 19) o dai cambiamenti sistemici in atto (come il global warming).
Ecco perché il tema prescelto per la Milano Smart City Conference 2021 sarà l’apporto delle tecnologie al tema della “resilienza”, gioco forza uno dei termini di maggior successo degli ultimi 12 mesi.
D’altro canto, “sostenibilità” e “resilienza”, pur non essendo in assoluto sinonimi, sono sicuramente due aspetti dello stesso problema: ovvero rendere l’impronta umana meno pesante rispetto alle capacità di adattamento del pianeta.
Se l’obiettivo di una città smart e resiliente è quello di resistere agli stress test che la possono investire, certamente nel 2020 abbiamo avuto una prova generale di rara portata per valutare questa capacità a livello planetario; capacità che è il combinato disposto di quattro infrastrutture chiave: quella sanitaria, quella della mobilità, quella delle reti di comunicazione e infine quella di monitoraggio dei principali parametri di funzionamento di un sistema urbano attraverso la sensoristica, le piattaforme di gestione e le centrali di controllo, ovvero, la produzione e il processo dei cosiddetti big data.
Se questo è il focus, per comprendere meglio cosa sarà la seconda Milano Smart City Conference, è interessante dare uno sguardo a quanto ci ha recentemente proposto lo studio condotto da Ernst Young sulla resilienza urbana in Italia, come verticalizzazione del più ampio Smart City Index.
Da questo importante studio emerge per esempio che mediamente le città a maggior grado di resilienza sono collocate a nord, con Milano, Venezia e Torino ai primi tre posti, seguite da Firenze, Genova e, infine Parma, prima città di medie dimensioni a comparire nella classifica. Un dato determinato sicuramente dalla migliore copertura delle reti TLC nelle aree metropolitane dove, in taluni casi, le Telco hanno già iniziato a commercializzare i primi servizi 5G; ma anche dalla capillarità dei servizi di trasporto pubblico e non da ultimo dalla diffusione della sensoristica e dalla capacità di elaborare i big data per mettere in atto attività predittive. Non mancano nella top ten della classifica anche città più piccole, come Pavia e Siena, che dimostrano che la dimensione non costituisce necessariamente un limite all’approccio resiliente, che è anzitutto una questione di buone pratiche.
Oggettivamente penalizzante appare viceversa la distribuzione della connettività nel Paese, con solo 17 città capoluogo di provincia in grado di assicurare una copertura FTTH a più dell’80% della popolazione, mentre ben 37 su 109 non sono ancora in grado di offrire tale servizio fondamentale.
Lo studio di Ernst Young mette infine in evidenza la correlazione importante tra il livello di resilienza delle singole città e la capacità di ripartenza post pandemica. Un dato influenzato ovviamente dal livello del contagio dei diversi territori che ad aprile vedeva svantaggiate le città del nord, che compensavano questo dato di partenza negativo con un grado di resilienza maggiore; ma che oggi potrebbe portare a penalizzare molto le città del sud, in parte risparmiate dalla prima ondata, ma che scontano mediamente un livello di resilienza più basso.
Non si tratta, ovviamente, solo di tecnologie, ma certo l’evoluzione in atto offre oggi alle amministrazioni strumenti fino a poco tempo fa impensabili e che debbono essere conosciuti ed utilizzati. E farli conoscere sarà uno dei principali obiettivi di SMART BUILDING EXPO 2021.
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