Se c’è un dato che è apparso chiaro in tutta la sua evidenza in quest’ultimo anno, trascorso tra lockdown e restrizioni, è l’inadeguatezza degli edifici, delle abitazioni e persino delle città rispetto all’evoluzione in atto di ogni aspetto della vita. Ideati in un tempo pre-digitale, oggi appaiono inadeguati a supportare l’evoluzione in atto nel mondo dei servizi, sia quelli essenziali, come il lavoro, la salute e l’istruzione, sia quelli più legati al mercato, come la nuova logistica connessa a doppio filo allo sviluppo dell’e-commerce.
Non di meno l’ecosistema fisico in cui viviamo è apparso spesso incapace di sfruttare in modo adeguato quella fonte straordinaria di informazioni generate dal cosiddetto IoT, ovvero quei big data che, se opportunamente utilizzati, consentono la gestione intelligente degli spazi, con ricadute fondamentali non solo in termini di resilienza, ma anche di sostenibilità.
Di ciò sembrano consapevoli le aziende del comparto elettrico ed elettronico, nonché delle telco, che costituiscono l’ossatura fondamentale del mondo produttivo nel campo dei cosiddetti “smart building”.
Proprio l’emergenza sanitaria, infatti, ha reso sempre più evidente che la trasformazione digitale e l’innovazione tecnologica costituiscono i cardini della ripresa economica, anche grazie ad una consapevolezza oramai diffusa che digitalizzazione e connettività costituiscono beni essenziali.
Basti al riguardo il dato reso noto da ANIE nel corso della sua ultima assemblea, ovvero che per il 65% delle imprese associate è stata proprio la necessità di ripensare l’attività lavorativa a seguito dello sviluppo della pandemia a sostenere, all’interno delle stesse aziende, gli investimenti in nuove tecnologie digitali e che ben il 70% delle imprese interpellate ha compreso di dover investire in tecnologie digitali anche oltre l’emergenza.
Un processo, quello di digitalizzazione che, grazie ad Industria 4.0 già da alcuni anni ha investito il mondo produttivo, ma che ora deve essere rapidamente allargato al settore delle costruzioni, cosa che auspicabilmente sarà, grazie all’ampio spettro di applicazioni dell’Ecobonus 110%.
E questo non casualmente, dal momento che già prima della pandemia la crescita del comparto era in buona parte legata al legame virtuoso tra il concetto di home and building automation e quello di efficentamento energetico. Un’abbinata che ora sembra scivolata in secondo piano, ma che tornerà ad essere prioritaria non appena l’emergenza sanitaria sarà rientrata, dal momento che riguarda una revisione strategica del concetto di sviluppo.
Sotto questo profilo varrà sicuramente la pena sottolineare un dato pre-covid fondamentale, ovvero che le aziende del settore elettrico-elettronico legate ai prodotti “smart” per gli edifici costituivano già un segmento fondamentale per le strategie di sviluppo del Paese, rappresentando più del 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia (fonte ANIE), spalmato tra Ricerca e Sviluppo, miglioramento dei processi aziendali e acquisto di beni strumentali.
Un dato che, scontata la flessione inevitabile di un 2020 da dimenticare, prevedibilmente tornerà a correre già dal 2021, grazie al notevole impulso dato al settore dalle politiche sia nazionali che dell’Unione Europea.
Per comprendere l’impatto che possono avere questi investimenti in Italia, basterà andare all’ultima rilevazione di mercato effettuata dal Politecnico di Milano, che quotava il volume di affari annuo complessivo associato a investimenti in smart building a circa 3,6 miliardi di euro, distribuiti in maniera quasi omogenea tra: building devices & solutions (41%, pari a 1,47 miliardi di euro), automation technologies (31%, 1,1 miliardi) e piattaforme di gestione e controllo (28%, 1,02 miliardi); con una netta preponderanza degli investimenti in hardware e software rispetto alla parte impiantistica, a riprova della sempre maggior importanza della componente digital.
Una tendenza destinata a crescere significativamente nel prossimo quinquennio, dal momento che, superata la parentesi pandemica, si stima che in Europa gli investimenti in efficienza energetica e digitalizzazione daranno grande spinta all’economia e in particolare all’edilizia che, lo ricordiamo, contribuisce per il 9% al PIL europeo e garantisce oltre 18 milioni di posti di lavoro, grazie soprattutto alle PMI, responsabili di circa il 70% del volume d’affari.
Unici potenziali ostacoli allo sviluppo del settore, tornando al report di ANIE, permangono la scarsa conoscenza delle tecnologie innovative (28%), la mancanza di profili professionali adeguati (17%) e i rischi legati alla sicurezza dei dati (circa il 13%). Priorità sulle quali agire tempestivamente e che costituiscono anche la priorità di manifestazioni come SMART BUILDING EXPO.
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