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MIBA 2025, torna a dar voce ai mercati e ai professionisti chiamati a realizzare la transizione ecologica e digitale del costruito.

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È una questione di competenza
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Gli impianti e gli edifici sono oggi sempre più smart. Ma i tecnici che li installano sono in grado di dominare e utilizzare appropriatamente le nuove tecnologie e di colmare il gap tra la produzione di innovazione e la sua immissione nel mercato, come chiedono a gran voce le aziende produttrici? È uno dei temi che verranno affrontati a SMART BUILDING EXPO, nell’ambito della problematica più ampia della certificazione.

Il mercato della home and building automation e, a maggior ragione, quello delle tecnologie per le smart cities, è ad altissimo tasso di innovazione. È un dato di fatto inequivocabile. Le nuove soluzioni si susseguono a ritmo incalzante, quasi sincopato, trascinate da una pattuglia d’avanguardia fatta di agilissime start up che sfornano soluzioni sempre nuove, basate sul linguaggio digitale, non di rado incubate da quegli stessi giganti tecnologici che poi dominano quel mercato.

Questo mondo, da sempre, ma in misura crescente in questi ultimi anni, sconta un disallineamento tra le attività di ricerca e sviluppo, la prototipazione, la messa in produzione e l’immissione nel mercato; con un ritardo cronico soprattutto nell’ultima fase, dove l’assorbimento dell’innovazione è mediamente molto lento e sconta resistenze prima di tutto culturali.

Non sfugge peraltro a questa regola nemmeno il sistema di controllo della qualità finale della soluzione proposta, che sovente penalizza il costruttore, in balia di “montaggi” diciamo non propriamente “a regola d’arte” e a una mancanza di formazione al cliente finale che banalizza il prodotto.

In alcuni ambiti “sensibili”, come in primis quello della security e della safety, si è da tempo corso ai ripari, mediante la richiesta di certificazione delle competenze degli addetti ai lavori e dei prodotti finali in grado di garantire il cliente finale, tutto attraverso un sistema market driven, ovvero pilotato dal mercato: non sei qualificato, non installi i miei prodotti.

In altri casi la certificazione è stata resa obbligatoria per legge, è il caso degli ormai famosi certificati F-GAS, e lì non si scappa.

In altri ambiti siamo ancora alle discussioni e alle contrapposizioni che ruotano attorno all’abilitazione alla professione di cui al DL 37/08, con le sue famose “lettere” che definiscono l’ambito impiantistico in cui si è abilitati a operare; abilitazione da qualcuno ritenuta condizione sufficiente a svolgere la propria attività, da altri sicuramente necessaria ma ormai non più sufficiente a garantire, oggi come oggi, installazioni sempre più complesse e ad altissima specializzazione.

Il confronto tra queste visioni opposte sarà uno dei grandi temi di SMART BUILDING EXPO 2021.

All’orizzonte, infatti, si affacciano con sempre maggiore frequenza sistemi di certificazione volontaria sia delle competenze degli addetti ai lavori che delle soluzioni tecnologiche adottate e persino degli edifici con cui bisogna imparare a fare i conti: non da ultimo l’SRI (Smart Readiness Indicator), promosso dall’Unione Europea, che sicuramente andrà ad impattare in modo significativo sul mercato immobiliare.

A impianti ed edifici smart dovranno quindi sempre più corrispondere tecnici altrettanto “smart”, in grado di dominare e utilizzare appropriatamente le nuove tecnologie e, con ciò, di accorciare in modo significativo il “ritardo” cronico tra la produzione di innovazione e la sua immissione nel mercato, come chiedono a gran voce le aziende produttrici.