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De Astis (Assosicurezza): cooperare per sviluppare il business
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Con i suoi 35 associati Assosicurezza rappresenta un’altra fetta del mondo produttori e distributori. Abbiamo intervistato il Presidente, Raffaele De Astis, per raccogliere la sua visione del mercato e sul ruolo delle tecnologie di security nella situazione che ci troviamo a vivere.

Presidente, come Associazione, grazie al confronto coi vostri soci, avete una visione privilegiata sul mercato. Quali sono, secondo lei, le tecnologie che possono trovare applicazione e dare una spinta al settore in questo particolare momento?

Devo partire col dire che ci troviamo di fronte a una situazione estremamente fluida, che si presta a risposte differenti a seconda del segmento di mercato, del contesto geografico e della tipologia di produttori cui ci riferiamo.

Sicuramente in questi mesi alcune tecnologie si sono dimostrate “vincenti”: penso alle termocamere, nate come soluzioni TVCC e convertite velocemente in sistemi per la verifica della temperatura, ma anche alle soluzioni integrate di rilevazione temperatura con il controllo accessi o con il conteggio delle presenze. A livello globale si tratta di tecnologie che hanno aperto grandi opportunità, sia per i produttori, sia per i system integrator, che hanno elaborato soluzioni applicative e integrazioni in tempi brevissimi. Bisogna però fare attenzione che tutto non si traduca in un fuoco di paglia: sicuramente l’utilizzo di alcune tecnologie di security con una funzione di safety può rappresentare un’opportunità, ma se è vero che oggi la richiesta è altissima, c’è purtroppo ancora confusione, in particolar modo sui requisiti tecnici e l’affidabilità dei produttori. Vi faccio un esempio di un caso che ho recentemente seguito in USA, legato a dei prodotti importati come medicali: c’è stata una importante commessa, ma poi i prodotti sono stati rifiutati dal cliente perché considerati non conformi ai requisiti di legge. In questo momento è purtroppo difficile capire a chi affidarsi. Mentre tra esperti di settore è la stessa affidabilità del brand a parlare, quando ad acquistare sono soggetti esterni al nostro mondo purtroppo si creano dei misunderstanding: sono spuntati produttori sconosciuti che si sono lanciati nel mercato approfittando dell’alta richiesta, ma senza avere reali competenze. Infine, se è vero che c’è un’opportunità utile per i nostri integratori, dal momento che le tecnologie legate le termocamere non sono prodotte in Italia, ma il loro adattamento viene realizzato qui, bisogna comunque considerare l’evoluzione della offerta. Chi, spinto dall’entusiasmo, ha acquistato termocamere costose per riempire i magazzini, oggi si trova in difficoltà: in pochissime settimane la proposta tecnologica si è moltiplicata, abbiamo visto il passaggio repentino da soluzioni complesse a telecamere portatili, e soprattutto c’è stato un imponente abbassamento dei costi. Insomma, il rischio può essere un effetto boomerang simile a quello che abbiamo visto con le mascherine.

 

Tralasciando le singole tecnologie, ci sono opportunità che ritiene importante cogliere per chi lavora nel mondo della security?

Assolutamente sì. La prima grande opportunità deriva dal balzo in avanti fatto da tutto il Paese in termini di digitalizzazione. Ognuno di noi, sia a livello personale che a livello professionale, in questi recenti mesi ho avuto modo di familiarizzare con le piattaforme online e con gli strumenti virtuali. Si tratta di un elemento estremamente positivo, perché permette oggi di avere una minore barriera di ingresso alla diffusione dei sistemi integrati. Anche a livello residenziale ormai tutti i sistemi sono su piattaforma digitale, un elemento che rappresenta un valore aggiunto, ma che spesso negli ultimi anni ha destato reticenza nell’utente finale, spaventato dalla soluzione ‘troppo tecnologica’. Una reticenza che oggi può essere superata grazie alla maggiore familiarità con App e gestione online.

Ulteriore vantaggio può derivare dalla nuova percezione del rischio: abbiamo vissuto l’importanza della prevenzione a livello sanitario, ma forse, se supportati da opportune spiegazioni, oggi gli utenti possono più facilmente capire l’importanza della sicurezza come strumento fondamentale anche per la tutela dei propri beni. Il residenziale è il settore che più di tutti ha subito un rallentamento in questi mesi e ancora non è ripartito. Questo nuovo approccio potrebbe favorirlo.

Terza opportunità è legata al mondo cyber, che non ci compete direttamente, ma dal quale siamo sempre più contaminati. Il rischio hackeraggio in questi mesi è stato il più temuto dalle aziende: la digitalizzazione impone una maggiore attenzione nella gestione e tutela dei dati.

Infine, la connettività spinta può rappresentare un’opportunità anche in termini di gestione del servizio post vendita: la remotizzazione e la telemanutenzione possono diventare un valore aggiunto da offrire al cliente. Volendo sintetizzare, il vantaggio che possiamo cogliere da questa situazione è un’accelerazione tecnologica che ha reso ormai più familiari e reali proposte tecnologiche che il settore aveva elaborato ormai da alcuni anni.

 

Che scenario immagina per i vari comparti?

Di sicuro è più facile che la richiesta di messa in sicurezza provenga da settori verticali, in particolar modo da quelli ad alto rischio come le infrastrutture critiche o le realtà più sensibili. Se in ambito residenziale e nelle piccole realtà business la mancanza di liquidità può rappresentare un deterrente, alcuni settori chiave, faccio l’esempio dell’energia, in questo momento non potranno esimersi dal tutelarsi ancora di più, anche perché in generale dopo questa crisi il livello di attenzione sulla sicurezza si è alzato.

Bisogna inoltre fare un distinguo geografico. A livello internazionale ci sono dei Paesi che non si sono mai fermati, come il Medioriente. L’azienda per la quale lavoro proprio nel periodo di lockdown ha avuto ingenti ordinativi da quest’area. Per cui l’export deve rimanere un obiettivo importante per i nostri produttori. Il mercato italiano è relativamente giovane e di nicchia e proprio nella differenziazione dei mercati di sbocco e delle tecnologie può trovare un elemento di sopravvivenza. Soprattutto in questo momento in cui l’Italia è più ferma di altri contesti, bisogna puntare all’estero. Ma è un processo lento, soprattutto non ci si può improvvisare. Partire nel periodo di crisi senza pensare a una strategia o fare un piano di allargamento del business può rivelarsi dannoso. Questo non toglie che l’attuale situazione deve portare aziende ancora non strutturate a cominciare ad organizzarsi individuando i mercati chiave sui quali andare a proporsi.

 

Cosa consiglierebbe allora alle aziende?

Malgrado la mancanza di liquidità e l’incertezza generale, ritengo che questo sia il momento giusto per investire. Si tratta di una scelta coraggiosa, ma se non lo si fa ora, cercando di districarsi tra le varie fonti e di individuare il filone giusto, dopo sarà troppo tardi. Diciamo che questo momento per tante realtà piccole e medie ha creato l’occasione per una rivalutazione degli asset aziendali e la verifica della propria organizzazione. Come comparto sicuramente abbiamo subìto meno in confronto a tanti altri, perché abbiamo avuto la possibilità di applicare tecnologie in grado di gestire e parare l’urgenza, ma la vera sfida comincia oggi, ed è relativa al mercato di domani. Penso che un vero valore aggiunto possano essere le alleanze. Per questo come Assosicurezza abbiamo sposato con grande entusiasmo la proposta di AIPS di un progetto inter-associativo per la qualificazione delle figure professionali nel settore della progettazione, installazione e manutenzione di sistemi di sicurezza. Il tavolo mette insieme le competenze di A.I.PRO.S., A.I.P.S., ANIE Sicurezza e Assosicurezza e degli Enti di certificazione CERSA, IMQ e TÜV Italia. Un’idea nata proprio durante la scorsa edizione della fiera SICUREZZA e a cui abbiamo concretamente lavorato nei mesi di lockdown. Partire dalla proposta di una delle Associazioni del mercato - in questo caso A.I.P.S. - e confrontarsi apertamente per cercare di arrivare ad una soluzione unica e condivisa, è un’opportunità da non perdere. Ma mi auguro che la voglia di fare squadra sia presente anche tra le aziende, tra competitor o anche tra realtà complementari tra loro, perché in questo momento le contaminazioni possono ampliare le potenzialità e le capacità. Come Assosicurezza, per esempio, durante il lockdown abbiamo messo a disposizione i nostri fornitori per aggiornare associati e non sulle possibilità aperte dai bandi e sulla corretta interpretazione delle norme legislative. Dare una mano per favorire una lettura corretta in un momento di crisi, pensiamo sia stata un’opportunità per gli altri, ma anche un modo per favorire una nuova mentalità cooperativa, che siamo certi porterà in futuro vantaggi anche a noi.