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AAA nuove risorse cercasi
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Secondo gli ultimi dati ISTAT, in Italia la percentuale di giovani alla ricerca di lavoro è del 24%, eppure, quando si parla di settori tecnici, è sempre più difficile trovare risorse da assumere. Qual è la situazione per il mercato della security e della building automation? Ne abbiamo parlato con alcune associazioni di settore.

Secondo gli ultimi dati Istat, è al 24% la percentuale di giovani disoccupati, in leggera crescita rispetto al mese precedente, eppure sempre più spesso le aziende alla ricerca di tecnici lamentano grandi difficoltà nel reperimento di risorse specializzate. L’Osservatorio Ance 2022 tra le figure professionali più ricercate cita, tra gli altri, proprio tecnici ed elettricisti relativi a costruzioni civili.

Come si pone il settore security, antincendio e building automation rispetto a questa problematica? Quali sono i profili ricercati e quali i percorsi formativi che andrebbero seguiti?

Ne abbiamo parlato con i Presidenti di ANIE Sicurezza, Assosicurezza e AIPS, per capire, dal loro privilegiato punto di osservazione, qual è l’attuale situazione del mercato.

Il tema delle competenze, fin dalla nascita del comparto Fire & Security in Italia, è sempre stato centrale” – ha esordito Giulio Iucci, Presidente di ANIE Sicurezza.

E oggi, alla luce della mutevolezza del contesto internazionale e dell’aggiornamento continuo della normativa di riferimento, questa esigenza si sente ancora più forte: “Un comparto come il nostro, di alto profilo tecnologico, che quotidianamente affronta sfide legate alla digitalizzazione, al mondo ICT e alla cyber security  –continua Iucci –  ricerca figure specializzate in grado di comprendere più a fondo il contesto e l’organizzazione in cui vivono e lavorano, integrando le proprie competenze e assicurandosi un aggiornamento continuo in materia di sicurezza, in funzione di un mondo che evolve e cambia rapidamente, sia dal punto di vista di innovazione tecnologica, sia nell’ottica degli skills di gestione della Sicurezza. I principali asset sono l’individuazione e la valutazione dei rischi, la realizzazione di strategie, piani, policy e procedure di prevenzione dei rischi, la capacità di gestire situazioni di crisi ed emergenza dal punto di vista del Security Management, oltre all’aggiornamento costante tecnico normativo, la capacità di individuare – attraverso analisi del rischio e conoscenza delle soluzioni tecnologiche – la risposta più efficiente ed efficace alla domanda di sicurezza dell’utenza finale.”

Ma perché i giovani si avvicinino alla professione è importante raccontarla sotto la luce giusta e tutelarla stabilendo standard e certificazioni professionali. Conclude infatti Iucci: “Dobbiamo lavorare tutti insieme affinché queste professionalità siano ‘appealing’ per chi approccia il mondo del lavoro; l’unica strada per far sì che questo avvenga è che le skills richieste siano visibili e ufficialmente riconosciute”.

Assosicurezza ribadisce le criticità legate al reperimento di risorse specializzate, che sono ulteriormente aumentate dopo i cambiamenti determinati dalla evoluzione tecnologica in chiave digitale ma anche, paradossalmente, dalla digitalizzazione massiva imposta dal Covid19.

Già prima della pandemia in alcune aree geografiche in forte espansione, anche all’interno della stessa Unione Europea, si intravedeva una crescente carenza di figure tecniche di ogni tipo, compresi gli ‘specialisti’ della Security. Se poi si richiedeva, in aggiunta, una certa padronanza di lingue straniere o almeno dell’inglese, il cerchio si stringeva ancora di più. – dichiara il Presidente Raffaele De Astis - Con il lockdown la situazione è ulteriormente mutata. La ripresa ha fatto emergere un contesto nuovo: da un lato aziende e risorse hanno fatto un salto nelle competenze digitali, che hanno aperto nuove opportunità; dall’altro la repentina ripresa dopo un periodo di fermo totale ha reso ancora più evidente la mancanza di risorse specializzate. Per fortuna l’ambito di ricerca si è allargato, in particolare per quelle aziende che si sono strutturate digitalmente e con il lavoro Smart”.

Sono dunque cambiate le competenze richieste, ma è rinnovato anche l’approccio delle stesse aziende alle risorse: “Molte realtà manufatturiere hanno rivalutato l’importanza delle persone e hanno investito, già a partire dal 2020, nell’ammodernamento del reparto risorse umane, puntando sui percorsi formativi e curando la propria immagine per rendersi più appetibili agli occhi dei potenziali nuovi dipendenti. Per molte aziende di stampo familiare l’attenzione alle risorse umane è da sempre un pilastro portante, semplicemente negli ultimi anni tale attenzione si è evoluta” – continua De Astis”.

Riguardo alle competenze, inoltre, “i percorsi formativi devono muoversi su due piani paralleli.” – conclude – “Non basta più la formazione di tipo tecnico, le hard Skills. È ormai imprescindibile una formazione legata alle capacità umane, le cosiddette Soft Skills”.

La stessa difficoltà di reperimento risorse che notano i produttori emerge nel mondo dell’installazione.

Nel mercato della security, antincendio e building automation è davvero molto difficile reperire personale tecnico specializzato, che possa essere immediatamente operativo.” - commenta Paolo Gambuzzi, Presidente AIPS – “Si tratta infatti di settori molto specifici, per i quali la formazione di un dipendente, sia a livello tecnico che normativo, all’interno di un’azienda, richiede anni. C’è poi il rischio che un’azienda, una volta formato un tecnico, possa ‘perderlo’ in un mese, se decide di licenziarsi per accettare l’offerta di un concorrente che offre magari qualche euro in più. Non dimentichiamo che la legge consente un preavviso minimo, spesso sproporzionato al tempo ed alle risorse impiegate per formarlo adeguatamente, senza alcuna tutela o indennizzo per l’azienda stessa”.

Riguardo al reperimento aggiunge: “Normalmente le aziende di installazione di sistemi di sicurezza ricercano i dipendenti fra i neo-diplomati ad indirizzo ITI telecomunicazioni, elettrotecnica, elettronica, informatica. Molti ragazzi però scelgono di proseguire gli studi dopo le superiori e quelli che entrano subito nel mondo del lavoro difficilmente sanno in cosa consiste il mestiere dell’installatore di sistemi di sicurezza. Sono poi rari quelli che sono disponibili a sottoporsi alla flessibilità oraria e alla reperibilità che il nostro mestiere per sua stessa natura richiede, nonostante la retribuzione adeguata che un’azienda può offrire. Per questo, per creare più consapevolezza, a livello di formazione scolastica ritengo che l’attività dello stage o alternanza scuola/lavoro vada rafforzata e curata, in modo da consentire alle aziende di impiegare operativamente i ragazzi e non di doverli tenere in ufficio a fare fotocopie”.

Un discorso importante “a monte”, per far crescere il mercato della sicurezza e al contempo tutelare i professionisti che vi si avvicinano, è inoltre quello del riconoscimento normativo delle figure che lo animano, come ha ribadito AIPROS.

Per quanto siano ad oggi numerose, articolate e complesse le norme UNI/CEI per una sicurezza effettivamente integrata anche nell’approccio UN di sostenibilità - sia per i prodotti che per i servizi di progettazione, installazione, gestione e manutenzione -  non riesce ancora a conquistare il mercato una qualificazione/certificazione formale, riconosciuta ed apprezzata come valore aggiunto dei professionisti della sicurezza.

“Riteniamo sia pertanto fondamentale portare a compimento il lavoro del GDL UNI-CEI per utilizzare finalmente la nuova Norma UNI sulle competenze che il mercato chiede alle figure professionali che, a vario titolo, operano sugli impianti e tecnologie HW/SW di sicurezza e che vorrebbero  svolgere la propria attività di progettisti, installatori, manutentori, secondo i canoni della regola dell’arte che, in Italia, sono associati dal 1968 alla Normativa UNI-CEI.” - osserva Franco Del Conte, segretario generale AIPROS.

“Come AIPROS ci proponiamo da più di 40 anni di sviluppare e promuovere una cultura della sicurezza integrata che, in partenariato pubblico-privato assieme ad ogni altro stakeholder, senza pregiudizi, abbia a cuore la crescita equilibrata e sostenibile del mercato, della libera impresa e delle libere professioni, e utilizzi la UNI EN ISO 31000 come strumento operativo principe per ridurre l’indeterminazione nel rischio d’impresa. Riteniamo, infatti, che siano ormai improcrastinabili le sollecitazioni del mercato di poter ricorrere alla regola dell'arte per tutti gli attori della filiera, dal progetto all'installazione, all'esercizio e manutenzione dei sistemi di sicurezza, con professionalità qualificate (Legge4/13) o/e certificate UNI/CEI ove già normate”.